Prima immagine reale di un “Buco Nero”

Prima immagine reale di un “Buco Nero”

La straordinaria  immagine reale di un Buco Nero

Per la prima volta nella storia l’uomo è riuscito a costruire l’immagine reale di un “Buco Nero” o meglio “dell’orizzonte degli eventi” che sta intorno al buco nero, la cui esistenza sino a ieri era solamente ipotizzata, confermando al tempo la teoria di Albert Einstein.

Ma andiamo con ordine.

Per poter raggiungere questo risultato (vedi sotto)

È stato necessario scegliere con accuratezza tutti gli ingredienti per raggiungere l’obbiettivo prefissato.

Ingredienti: SOGGETTO – STRUMENTI

Incominciamo con il soggetto.

Gli scienziati avevano due possibilità davanti a loro, il buco nero al centro della nostra galassia “Sagittarius A” abbreviato “Sgr A”, Buco nero supermassiccio componente caratteristica di molte galassie a spirale ed ellittiche, con una massa di circa 4 milioni di volte quella del nostro sole e distante solo 26.000 anni luce da noi, oppure il buco nero al centro della galassia M87 o Virgo A scoperta da Charles Messier nel 1781(M sta per Messier, lo scopritore, e 87 è il numero all’interno del catalogo Messier. In totale 110 oggetti scoperti) con massa di ben 6,6 miliardi di volte superiore a quella del nostro sole, ma distante ben 55 milioni di anni luce circa.

La scelta è caduta su M87 in quanto la sua posizione risulta frontale a noi, mentre invece per riprendere il buco nero all’interno della nostra Galassia avremmo dovuto superare molti ostacoli in più. Inoltre anche se M87 è molto più lontano (circa duemila volte) risulta anche circa duemila volte più massivo e quindi le dimensioni angolari dei due buchi neri sono simili e di circa 50 microsecondi di arco.

Scelto l’oggetto si è dovuto decidere quali strumenti utilizzare per poter superare le problematiche gigantesche che si prospettavano. Per raggiungere la risoluzione richiesta sarebbe stato necessario un radiotelescopio di dimensioni pari a quelle della terra e quindi si è usufruito della rete di radiotelescopi EHT (Hevent Horizon Telecope).

Usufruendo di tutti questi telescopi, con la tecnica dell’interferometria, si è riusciti ad ottenere la risoluzione necessaria. Ma le difficoltà da superare sono state enormi in quanto i radiotelescopi devono essere sincronizzati in modo perfetto al fine  di raccogliere esattamente nello stesso istante gli stessi segnali. Questo però non era sufficiente in quanto essendo gli strumenti in punti diversi della terra non avevano le stesse situazioni ambientali e quindi lo strato di atmosfera che distorce i segnali che arrivano dallo spazio non identico. Si è ricorsi allora all’aiuto di supercomputer per l’elaborazione e combinazione dell’enorme mole di dati raccolti (circa 10 petabytes, ogni patabytes corrisponde a 4000 terabytes.)

In conclusione, mettendo insieme più di due anni di lavoro di 200 scienziati si è finalmente arrivati a questa conclusione straordinaria, ovvero la prima immagine reale di un buco nero supermassiccio.

www.osservatorioastronomicobsa.it

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